Maria Grazia Pirotta: Fratelli gemelli

Alla terapia individuale di un gemello si aggiunge mensilmente una seduta con entrambi i gemelli

 

La domanda di aiuto per Giacomo, che ha 3 anni e 9 mesi e ha un fratello gemello Lorenzo, mi viene rivolta dalla madre su consiglio della neuropsichiatra infantile  del Servizio che ha fatto una diagnosi di sindrome borderline. Inizio con una Consultazione partecipata, che si protrarrà per diversi mesi, con la presenza prevalente della madre e colloqui mensili con entrambi i genitori. La novità che  ho introdotto è che alla terapia individuale con Giacomo ho aggiunto, dopo circa 18 mesi, una seduta mensile con ambedue i gemelli. Nel mio intervento porrò l’accento: sulla sofferenza dei due fratelli e della famiglia, sofferenza vista come deficit di risonanza ( impossibilità di vibrare insieme), e su come è avvenuta una trasformazione che ha generato benessere.

foto di due gemelli famosi, Castore e pollucePer rendere più chiaro il percorso dalla sofferenza alla trasformazione userò la metafora che mi ha spesso accompagnato:Una famiglia di Ricci chiusi a palla  tendono le spine irte l'uno accanto all'altro, gli aculei segnano la distanza, ognuno è chiuso nel suo spazio freddo, non può sentire l'odore, il respiro, il lamento, il tatto, le emozioni dell'altro... La stessa famiglia col passare del tempo, grazie al percorso terapeutico, riesce a sentire le spine meno irte, come punto di contatto, a scoprire altre possibilità di vicinanza, con il ventre, le zampette, a sentire il battito del cuore e il respiro reciproco...

Queste immagini mi hanno guidato nel cammino con tutti gli attori del viaggio: Giacomo, Lorenzo e i loro genitori. Questa impostazione metodologica si appoggia all'intuizione di Bion sul "fatto scelto", con cui indica la esperienza emotiva consistente nella sensazione di avere scoperto qualcosa di coerente (Bion W.R. (1962), Apprendere dall'esperienza, Armando, Roma, p. 129-130).

Presento alcune vignette che aiutano a fare luce sul percorso terapeutico e in particolare sulla relazione fraterna :

Nella prima osservazione dei gemelli Lorenzo è molto a disagio, fatica a raggiungere la stanza dei giochi, si nasconde dietro la mamma che lo prende per mano invitandolo a raggiungere il fratello. I bambini giocano ognuno per conto proprio. Lorenzo coinvolge la mamma nelle sue scelte di gioco. Tira un calcio forte con la palla contro la finestra. Appena si offre l’occasione, gioca scaricando rabbia verso il fratello. E’ una aggressività agita, che la mamma contiene. Anche il tono di Giacomo nel rapporto con il gemello è aggressivo. La mamma sa discretamente giostrare la sua attenzione con entrambi i bambini. 

A distanza di un anno (hanno circa 5 anni)  si offrono occasioni impreviste e altre programmate di stare nella stanza  anche con il gemello. Giacomo mi presenta il fratello come suo grande amico, baciandolo con molta forza. Lorenzo ricambia con piacere questa affettività un po’primitiva e connotata da aggressività. Lorenzo, dopo la titubanza iniziale, entra più sciolto nella stanza, disegna ( i suoi disegni trovano posto nel quaderno di Giacomo, che li riconosce con piacere a prima vista), gioca, con il consenso di Giacomo mette mano alla scatola del fratello, tocca i personaggi delle storie, può aggiungere il suo personaggio (un cane nero, Lorenzo ha i capelli neri) che presto diventerà amico dei cani di Giacomo e farà parte delle nostre storie. In questo percorso molto utile è stata la presenza della madre e la sintonia che c’è tra noi.

L’anno successivo Giacomo è in crisi per problemi legati all’organizzazione scolastica e le difese ossessive riaffiorano in modo ingombrante.  Accetta con piacere di continuare le sedute mensili con il gemello. Mi è molto difficile rimanere all’interno dell’obiettivo che il lavoro comporta: ascolto e gioco tra fratelli. Sono possibili solo brevi momenti di gioco comune, ognuno poi va per la sua strada: Lorenzo disegna e Giacomo si chiude nella sua “bolla” (scrive alla lavagna classifiche o celebra Messe). Io, in questa situazione, con molta cautela cerco di inserirmi per stimolare l’ascolto e brevi momenti di comunicazione.

La relazione tra loro è caratterizzata da “provocazioni” giocate sul versante corporeo, come se fosse possibile interagire solo con il linguaggio non verbale (gesti e smorfie….) caratteristico dei bambini piccoli. Con accenni pacati parlo della difficoltà di stare insieme, di ascoltare e di comunicare da “fratelli” di quasi 8 anni. Invento il gioco del “labirinto”: vi partecipo con la mia pedina accanto alla loro,in un percorso che è fatto di ostacoli, di conquiste che ciascuno affronta e confronta. Cerco di giocare il ruolo di compagno più sfortunato per lasciare a loro il piacere di raggiungersi, di incontrarsi, di confrontarsi nella giusta competizione che le regole del gioco permettono. Cerco di mediare la mia “sfortuna” con piccoli avanzamenti che mi danno la possibilità di esprimere la gioia e la “soddisfazione” di avvicinarmi alle pedine che proseguono più spedite il loro cammino. Do parola anche alla delusione della mia pedina che non riesce a fare un buon tiro e ad avere successo come vorrebbe. In questi momenti tra loro si intravede alleanza e la competizione assume accenti più sfumati. I loro sguardi sono intensi e complici, di una complicità che avverto positiva. In alcune occasioni Lorenzo è intervenuto per consolare la mia pedina, triste per l’insuccesso. Il traguardo è raggiunto ora dall’uno, ora dall’altro e Giacomo, con l’aiuto della mia mediazione, incomincia a stare al passo del fratello, che è molto veloce e intuitivo. Lorenzo alcune volte coglie lo stimolo che io cerco di dare al gioco per lasciare al fratello il tempo di muoversi con i suoi ritmi.

Dopo alcuni mesi (a 8 anni e mezzo) Giacomo  incomincia risalire la china. Anche il rapporto tra i fratelli è più vivace, meno irruento e provocatorio. I momenti di ascolto reciproco incominciano a prendere forma. Talvolta mi parlano della scuola, del lavoro di storia che ha come argomento il tempo.

Questo ci porta a intraprendere una storia – viaggio nel mondo, che propongo attraverso un grande Libro – Valigia. Il libro raffigura il planisfero e contiene, nei diversi continenti e nei vari paesi, libricini che raccontano piccole storie e propongono semplici giochi enigmistici che incuriosiscono entrambi. Il viaggio permette ai bambini di agganciarsi al lavoro e ai viaggi di lavoro del padre e ai loro viaggi vacanza che spesso intraprendono con i genitori. Durante i giochi enigmistici ognuno affronta il lavoro in autonomia, anche Giacomo sta al passo col fratello. Tutti e due sono in ascolto quando il fratello spiega il percorso e le soluzioni scelte per risolvere il compito. Accanto alla alleanza e alla condivisione emerge talvolta la fatica, la voglia di rinchiudersi nei propri pensieri, nei propri giochi, la sfida e il desiderio di sconfiggere l’altro. Quando questo accade mi è possibile in un momento successivo, prima della fine seduta, parlare loro di queste difficoltà .

Durante un’altra seduta comune (hanno 9 anni)  siamo seduti intorno al nostro tavolo di lavoro e di gioco. Lorenzo mi guarda con entusiasmo e mi dice, rivolgendo lo sguardo verso il fratello, che quel giorno a scuola è successa una cosa curiosa e straordinaria! Di fronte alla mia espressione interrogativa anche Giacomo concorda con entusiasmo col fratello. Lorenzo mi racconta che quel pomeriggio a motoria, durante il gioco di Lupo Acchiappa code, con i suoi compagni di classe, ha vinto, poi lascia proseguire il fratello che mi comunica che durante lo stesso gioco con i suoi compagni anche lui ha vinto. Mi raccontano con molto entusiasmo le diverse strategie adottate. Mi fanno degli esempi simulando il gioco con una gioia e una soddisfazione che non mi avevano mai fino a quel momento espressa con tanta intensità. Condivido la loro emozione e la singolarità di questa esperienza di fratelli e di fratelli gemelli a cui nello stesso pomeriggio è capitata la stessa cosa! Li invito a continuare a parlare della loro gemellarità: insieme nella pancia della mamma, nati lo stesso giorno… Sul quaderno comune li invito a dettarmi qualcosa per ricordare questa bella esperienza, mi dicono e scrivo che ci vuole Astuzia, Fortuna, Intelligenza, Velocità, Felicità, Divertimento, Amicizia per Fare Giochi divertenti insieme con gli Amici.

Giacomo  a questo punto è stanco e vorrebbe prendere la lavagna per scrivere le sue classifiche di gare. Gli rammento che oggi c’è il fratello, ci si deve mettere d’accordo e accenno ad una osservazione che avevo scritto la settimana precedente durante una seduta individuale sul problema dello“scrivere gare”. Chiedo con tono di voce basso se lo possiamo leggere al fratello. Lui mi risponde che è un segreto,ma possiamo leggerlo, mentre dirige il suo sguardo da me al gemello. Conveniamo che tra fratelli si possono mantenere i segreti! Leggo “Caro Giacomo, quando sei stanco, perché hai lavorato tanto a scuola, qualche volta desideri scrivere le classifiche delle prove e delle gare di Formula Uno. Io penso che questo divertimento di scrivere le classifiche è un po’ noioso perché blocca il tuo pensiero nella Bolla. Io vorrei aiutarti. a trovare un altro gioco per rilassarti.”. Giacomo  ascolta con molta attenzione e osserva discretamente il fratello. Riprendiamo il nostro Libro valigia. Ricordano il Viaggio immaginario di Giacomo in Australia e di Lorenzo  in Spagna. Oggi si va insieme in Russia.

 Per concludere riprendo la metafora iniziale: ora "la nostra famiglia di Ricci sta bene insieme", ognuno ha il suo spazio, lo può condividere e preservare; il piacere e le contrarietà sono vissute e pensate.

Ora Giacomo e Lorenzo  hanno una loro identità precisa, una loro “casa mentale” che reciprocamente si riconoscono e anche i genitori vivono la stessa trasformazione, con la consapevolezza di un percorso che ha cambiato l’assetto familiare.

I cambiamenti e le trasformazioni avvenute nella relazione fraterna: l’ascolto, la condivisione, la complicità, la presa di coscienza dell’uguaglianza, la gioia reciproca di riuscire a raggiungere le stesse mete e di poter pensare insieme ed anche incominciare ad avvertire e ad accogliere le differenze e le specificità di ciascuno: questi sono i cambiamenti più significativi che hanno caratterizzato il viaggio terapeutico, permettendo a tutti i componenti di sperimentare questo nuovo modo di essere assieme e di vivere singolarmente la propria individualità.

 

*  L'Autrice è psicologa dell'età evolutiva e della disabilità e membro del Centro Terapeutico della Comunicazione di Como. La relazione è stata presentata alla Giornata di studio su "Famiglie in-sofferenza", Milano 1 ottobre 2011.

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Convegno «La consultazione psicologica in età evolutiva: bambini e genitori "in gioco"» 24 Novembre 2012, Bologna

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Elena Scarabello e Giorgio Rossi: La sofferenza di una sorella sana