Recensione di Marco Macciò su "La giusta fatica di crescere" di Manuela Trinci e Paolo Sarti

Un libro contro gli eccessi della industria per l'infanziaUna satira dei genitori succubi delle mode...

 

E' appena comparso nelle librerie (Feltrinelli 2014) un nuovo importante libro  di Manuela Trinci, che, in collaborazione con il pediatra Paolo Sarti, analizza nei particolari le nuove tendenze dell'industria dell'infanzia, della pubblicistica  e di folte schiere di genitori. Il libro spazia da una riflessione  sul  ruolo oggi dei giocattoli (gli autori ricordano che ormai sono molti gli psicologi e i pediatri che ritengano non esistano "giochi educativi", poiché  soprattutto conta nel gioco che si muova la fantasia del bambino, che è tanto più impedita quanto più è complicato il giocattolo), ad una considerazione del  rapporto odierno dei bambini con gli oggetti appositamente creati per loro dall'industria della moda.  Il libro termina con  una rassegna della letteratura per l'infanzia, che nei decenni ha assunto una grande estensione; qui l'autrice  ha modo di far valere la sua ben nota  approfondita conoscenza dell'argomento.

una bambina scala felice una parete, immagine tratta dal libro di Manuela Trinci e Paolo Sarti Immagine tratta dalla copertina del libro di Manuela Trinci e Paolo Sarti "La giusta fatica di crescere", edizioni Feltrinelli, 2014

Nei capitoli centrali gli autori deprecano, sovente tramite il mezzo dell'ironia, che l'industria per l'infanzia e molta pubblicistica psicologica e pediatrica siano riuscite a far valere  oggi l'idea del “bambino a rischio”, poiché la diffusione di questo convincimento tra i genitori li spinge ad acquisti in massa di inutili oggetti protettivi, il cui effetto è psicologicamente deleterio sui bambini. Gli autori sostengono come principio generale che non è vero che la natura umana non sia adatta ad affrontare la vita e ritengono che correre un rischio, come è inevitabile nella vita, non significa  “essere a rischio nella vita”. Innumerevoli sono i genitori troppo preoccupati, come evidenzia il ricorso sempre più frequente  al Pronto Soccorso ospedaliero a fronte di minime difficoltà.  Uno dei modi in cui si esercita un eccesso di protezione consiste nel tenere i figli  sempre "connessi" col telefonino ai genitori, la conseguenza è che ciò  cambia  l' identità dei bambini poiché  diventa "un modo di essere". I genitori cosiddetti soffocanti tengono i bambini lontano dalla realtà, che questi purtroppo oggi tendono a conoscere soltanto tramite i videogiochi oppure dal finestrino dell'automobile. Ne è un esempio estremo e in un certo senso comico, nel paragrafo dedicato  alla  cosiddetta scienza romantica dell'educazione infantile, al solito legata alla ricerca industriale, la pubblicità di occhiali da sole per neonati, che aiuterebbero a evitare molti problemi agli occhi in età adulta.

Gli autori sono d'accordo con chi ritiene che la cultura genitoriale oggi sia più rivolta alla preoccupazione per i bambini che non alla attenzione ai bambini. Oggetto del discorso sono quei  genitori, quelle  famiglie che ruotano totalmente intorno al neonato e faranno pertanto di lui un piccolo tiranno e anche  un bambino che stenterà ad imboccare la via della indipendenza.  Le troppe premure non rendono autonomi i bambini ma li rendono  "reucci onnipotenti", che non acquistano col tempo un bagaglio di abitudini che li renda autonomi.

Purtroppo sempre più proteggere i figli a rischio acquista il significato di tenere lontano i bambini dalle frustrazioni, le quali spesso derivano dai conflitti di volontà coi genitori;  quindi diventa per i genitori impellente  impedire il sorgere di tali conflitti. Le frustrazioni  rivestono invece, quando non eccessive,  una funzione importante  per il rafforzamento del carattere. Un caso esemplare viene trattato nei particolari: un tempo la misurazione della temperatura era motivo di conflitto tra genitori e figli riluttanti (stare fermi per 5 minuti, ripetere la misurazione per sicurezza ecc.). A ciò ha pensato  l'industria per l'infanzia che ha nei decenni via via messo sul mercato strumenti per misurare la temperatura sempre meno “conflittuali”: misuratore a distanza a raggi infrarossi, “totalmente non invasivo”; misuratore in due secondi, senza contatto e con messaggio vocale, comunicante con Smartphone (Thermoadvanced plus di Minilandbaby).

L'esistenza della frustrazione è sovente rivelata dal pianto. Ed ecco allora le schiere di genitori che, di fronte ai diversi tipi di pianto  che i lattanti  sono in grado di produrre in modo da esprimere le loro diverse emozioni, ritengono di  non dover mai fare piangere i bambini, attivandosi in modo frenetico. Dagli autori vengono approvate invece  certe tendenze anglosassoni attuali volte  a promuovere tra i genitori “la pratica dell'agire lentamente”, il che significa darsi tempo e aspettare prima di intervenire, dato che il pianto ad es. va compreso prima di essere annullato.

I bambini sono particolarmente sensibili rispetto alla separazione. Per molti genitori questa deve pertanto essere evitata in quanto fonte di frustrazione, sofferenza e pianto. Ai neonati ha pensato l'industria dell'infanzia, che crea efficaci sostituti del contatto corporeo coi genitori. Gli  autori  indirizzano la loro ironia nei confronti delle industrie dell'infanzia e di quei genitori che, succubi di tali industrie, acquistano alcuni oggetti propagandati, reclamizzati come portentosi: il bodino, la pelle di pecora, il doodoo e la bola. Il pericolo è  che tali oggetti abituino troppo a lungo il lattante ad un contatto corporeo con l'ambiente, senza poter sperimentare momenti e periodi crescenti di separazione corporea.

Ma la separazione inquieta anche i bambini più grandicelli. Gli autori sottolineano in modo interessante e profondamente vero che oggi i genitori si trovano in una particolare difficoltà di fronte alla sofferenza del bambino che deve far fronte alla separazione. L'esempio principale è quello del bambino che viene lasciato da solo nella sua culla in una stanza separata di notte. E' opportuno o no lasciare libero accesso al  "lettone" ai bambini?  Nel secolo scorso la risposta di psicologia e pediatria è stata unanime in senso negativo, come sappiamo. Oggi  il fatto nuovo è rappresentato da alcuni titolati pediatri e psicologi americani  e britannici  che sostengono il metodo del "cosleeping", del dormire tutti assieme nel letto genitoriale, poiché questo è sempre avvenuto nel passato e avviene ancor oggi nelle società povere; questo co-sleeping avrebbe degli effetti positivi sulla maturazione psicologica dei bambini. Gli autori qui riaffermano al contrario le posizioni tradizionali e concludono che è importante per il lattante acquisire la capacità  di stare bene nella propria pelle, senza bisogno di avere sempre un contatto corporeo e o mentale.

Giustamente si ricorda che il Super-io  sociale, inteso come insieme di norme condivise da tutti, si è sempre più ammorbidito. Sono in molti oggi a voler fare a meno di qualsiasi autorità normativa. Di conseguenza il fenomeno più diffuso è quello della incapacità a dare dei limiti. Non a caso è cambiata anche la patologia osservata dagli psicoterapeuti e dagli psicoanalisti. Una volta era più diffusa quella dovuta a un eccesso di severità, attualmente predomina quella dovuta a scarsità di regole, a debole definizione dei limiti reali del sé. Niente regole, niente  limiti e niente imposizioni, tutto concordato vagliato con i bambini deciso con i bambini, a loro subordinato, tutto finisce così per strutturarsi a stretta misura di bambino, ben lontano da ogni matura organizzazione e da ogni prospettiva adulta. Vige un permissivismo protettivo. Diventa perciò difficile per i genitori veder soffrire il proprio bambino.

Un'ultima sottolineatura: le opinioni degli autori sono accompagnate da una vastissima conoscenza della letteratura internazionale psico-pediatrica (anglosassone e francese) e della capillare produzione di artefatti da parte dell'industria internazionale dell'infanzia.

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Elena Scarabello e Giorgio Rossi: La sofferenza di una sorella sana

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