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Pubblichiamo una pagina inedita di Dina Vallino, scritta nel 2010. Si tratta di un appunto di pensieri in fieri sul Sè: nella sua esperienza pratica è opportuno che il terapeuta – in diversi casi di lutto infantile – rinunci a occuparsi del lutto nel corso del primo periodo dell’analisi, per prendersi cura di ciò che interessa al bambino nella sua vita quotidiana, acconsentendo a ciò che lui sembra chiedere: non accennare alla morte della madre, fare come se l'evento non fosse avvenuto.
Pubblichiamo l’intervento tenuto da Dina Vallino alla “Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia, dell’Adolescenza e della Coppia” (SIPsIA) di Roma, il 9 Ottobre del 1998. A partire da un ricordo sentito del pensiero di Parthenope Bion Talamo, scomparsa tragicamente pochi mesi prima, Vallino illustra una vignetta clinica tratta da Raccontami una storia, uscito lo stesso anno, per presentare il suo modello di lavoro con la Storia e il genitore in seduta. Ne scaturì un vivace dibattito tra colleghi, di cui riportiamo la trascrizione, dove vengono toccati e approfonditi diversi temi tecnici: la difficoltà, e l’importanza, di lavorare con genitori patologici, la necessità per la psicoanalisi infantile di nuovi concetti e nuovi metodi, la centralità del controtransfert dell’analista, il concetto di Luogo Immaginario rispetto ad altre simili concezioni (rifugio, conchiglia, claustrum, luogo fantastico).
«Dal mio vertice di osservazione, in quanto psicoanalista, mi sembra fondamentale restituire ad ogni uomo il diritto di essere considerato una persona. Ciò significa per me apprezzarne la reciprocità nella mia relazione anche professionale e obbligarmi a rispettarne l’alterità, il suo codice etico e di comportamento. In altre parole, significa che di fronte al paziente mi pongo nella condizione di valutarne la sua “trascendenza” rispetto a me, il suo non essere un oggetto regolabile dalla mia volontà, ma un soggetto a pieno titolo, che resta sempre in parte fuori dai miei confini di conoscenza…»
«Escher, come è noto, ebbe a dire che la rigorosa osservazione della realtà lo aveva condotto sino ad una serie di fantasie prospettiche, con l’intento di far percepire i limiti e le ambiguità delle nostre capacità osservative. Come analista, non considero fino in fondo la destabilizzazione del mio mondo se mi metto a lavorare senza prendere le distanze anche da ciò che ritengo più opportuno, come il fatto di stabilire i miei limiti, le mie regole, le mie procedure per vivere in uno spazio di sicurezza. Il setting è uno spazio e un tempo con un protocollo che va conquistato con ogni paziente…»
Pubblichiamo alcune riflessioni di Dina Vallino sul tema del Luogo Immaginario, appunti che seguono di qualche giorno il Convegno da lei organizzato “La storia e il Luogo immaginario nella psicoanalisi e psicoterapia dei bambini e adolescenti” tenutosi presso l’Istituto Salesiano di Milano il 23 Ottobre 1999.
Pubblichiamo alcune riflessioni di Dina Vallino sul fraintendimento primario e l’identificazione proiettiva patologica, che gettano luce sulla distinzione tra trauma e fraintendimento, come sul delicato rapporto tra comunicazione e comprensione reciproca. Queste tematiche sono viste da vicino nel contesto dell’Infant observation e della Consultazione partecipata. Lo scritto è conservato con il titolo “Dialogo sul fraintendimento” e risale a Marzo 2011.
Pubblichiamo alcune riflessioni di Dina Vallino sul tema della teoria in psicoanalisi, risalenti al 2002 e al 2007. Si tratta di appunti inediti pensati per l’attività di training svolto presso il Centro Milanese di Psicoanalisi “Cesare Musatti” di Milano. Le pagine che seguono offrono un’interessante trattazione del delicato rapporto tra teoria e sua storia in psicoanalisi; si soffermano sul concetto di modello teorico, sulle sue origini e sulla sua valenza clinica, avanzando una riflessione sulla Consultazione partecipata; sottolineano la centralità dell’osservazione e dell’esperienza per l’evoluzione dei modelli, portando un esempio tratto dall’Infant observation; argomentano a favore di un eclettismo teorico volto a valorizzare la coralità della storia della psicoanalisi, come luogo cui attingere “sempre di nuovo” per ritrovare e rielaborare concetti all’altezza della complessità del paziente.
Pubblichiamo due brevi inediti di Dina Vallino del 1971, il primo scritto immediatamente dopo la morte del padre, il secondo qualche mese dopo. Si tratta di quattro fogli manoscritti che risalgono a quando l’analista aveva trenta anni, che rivelano pienamente lo stile di autoanalisi di Dina Vallino: ella interpreta i suoi vissuti alla luce delle teorie psicoanalitiche che viene apprendendo dai suoi studi e dall’analisi e, per converso, viene modificando, alla luce dei propri vissuti, le nozioni apprese.